06 - 10 - 1994

Se le prime esplicite riflessioni sulla educazione sessuale si devono a Rousseau, si possono riconoscere le prime preoccupazioni di igiene sessuale negli scritti pressoché coevi di medici che si occupavano soprattutto di contrastare l’onanismo e di salvaguardare la procreazione. Nati dunque nello stesso secolo i capitoli della educazione sessuale e dell’igiene sessuale si sono puntualmente ripresentati assieme ogniqualvolta il clima culturale richiamava l’attenzione sulla necessità di informare e/o educare giovani e adulti e senz’altro ciò è avvenuto in tutti i periodi in cui l’educazione sessuale si è fatta moda compreso quello del recente sessantotto.

Il loro coesistere non è stato tuttavia pacifico. I conflitti riflettevano quelli dei loro estensori, pedagogisti gli uni e medici gli altri. I pedagogisti difensori di morali puritane o libertarie e interessati alla globalità della persona, ai suoi sentimenti, alle sue passioni e all’insieme del suo comportamento, i medici guidati da una morale salutista e preoccupati quindi di salvaguardare la salute fornendo norme dietetiche per una attività sessuale che evitasse le malattie. Avveniva così che gli scritti dei medici non avessero nulla di pedagogico e quello dei pedagogisti ignorassero i temi dell’igiene o semplicemente sfruttassero le supposte conseguenze drammatiche di condotte immorali, per avvalorare le loro tesi.

Dalla fine degli anni ottanta si è ripreso a parlare di educazione sessuale, ma non di igiene sessuale. La cosa è singolare soprattutto se si pensa che il recupero del tema pedagogico avendo fatto seguito al comparire del virus HIV, nasce proprio da esigenze salutiste. La dizione “igiene sessuale” sembra non aver più fortuna e il parlare degli educatori e dei medici sembra dover essere compreso sotto l’unico titolo di educazione sessuale. Potrebbe trattarsi di un segno di pace, di un accordo maturato tacitamente per il progredire delle conoscenze e per la tanto desiderata trasversalità del sapere che dovrebbe ridurre l’isolamento delle specializzazioni. Invece no, non si tratta di un segno di pace, ma di una nuova confusione. Nei diversi interventi sono ancora riconoscibili le matrici pedagogiche e igieniste.

Così c’è chi identifica l’educazione sessuale con un intervento di largo respiro che investe la persona e coinvolge tutti i responsabili dell’educazione sostenendo che non è necessario individuare un professore del sesso, ma che ogni educatore in nome della già citata trasversalità del sapere sessuale, dovrebbe provvedere a reintegrare nella sua materia gli argomenti relativi alla sessualità realizzando una educazione sessuata chi riconduce l’educazione sessuale alle lezioni dello specialista sull’uso del preservativo. E’ inutile e ridicolo cercare di contrapporre ideologicamente gli uni agli altri dicendo che i primi sono cattolici e quindi puritani e conservatori e i secondi sono laici e quindi libertari e progressisti.

E’ inutile pretendere di prevenire l’infezione da HIV con l’educazione sessuale o cercare di formare alla sessualità facendo acquistare i preservativi. Le soluzioni proposte sono entrambe serie e condivisibili solo che l’educazione sessuale e la prevenzione delle malattie sono due cose diverse.

Occorre uscire dalla confusione e al nostro Ministro D’Onofrio che in un momento di distrazione ha dimenticato l’esistenza di una seria proposta di legge sull’educazione sessuale promettendo interventi che poco o nulla hanno a che fare con l’educazione, suggeriamo di recuperare la dizione di igiene sessuale. In questo caso aspetteremo pazienti l’approvazione della legge sulla educazione sessuale certi che l’igiene sessuale consentirà una adeguata prevenzione.

Settembre/Ottobre 1994 –Anno II – n° 4

In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005