06 - 10 - 2003

Da quando la sessualità si è fatta discorso, dopo i sessuati silenzi dell’800, la sua esplicita presenza si è diffusa nel vivere quotidiano, ha impegnato la ricerca scientifica e tecnologica, ha sempre più caratterizzato la produzione artistica. Le voci dei moralisti non hanno avuto molta fortuna nel frenare interessi e nell’impedire il mostrarsi del sesso e oggi, dopo un secolo di discorsi, cominciamo a chiederci cosa abbiamo ottenuto e cosa potremo ottenere.

Ci si è mossi dalla convinzione che il mistero del sesso non riguardasse la sua natura ma fosse una costruzione culturale. La scienza ci ha forse creduto per prima e, nel pensare ingenuamente che i misteri sono i prodotti dell’ignoranza, ha preteso di spiegare e divulgare sicura che le sue verità avrebbero portato salute e benessere. Altrettanto hanno fatto le elaborazioni artistiche o presunte tali. Dalla letteratura al cinema abbiamo assistito ad una illustrazione sempre più diretta e spietata delle cose del sesso in nome della libertà, in omaggio al desiderio e con l’obiettivo del piacere.

I risultati non sembrano essere troppo lusinghieri, apparentemente siamo tutti assai più disinvolti nel trattar di sesso, sorridiamo dell’ipotesi che possano esserci regole da osservare che non siano quelle della profilassi delle MST o delle gravidanze, pensiamo che i gay siano persone amabili, poco ci interessano le lesbiche, non sappiamo come collocare i trans e di certo condanniamo i pedofili… ma poi sembra che il desiderio, sì proprio quello per i cui diritti ci si è tanto battuti, vada progressivamente mancando e che il piacere, altro principio di lotta, sia conseguentemente sempre meno perseguito, in definitiva ci consoliamo con il viagra, l’invenzione del secolo.

Il sesso si è presentato come un meccanismo di grande fascino governato da forze di cui dovevamo assumere il controllo e, smontandolo per impossessarcene, è avvenuto qualcosa per cui non sappiamo più ricomporre le parti.

Forse ci siamo sbagliati, forse il sesso è veramente un mistero e averne accolto la presenza senza pretendere di spiegarlo non deriva dagli oscurantismi di una cultura repressiva, ma dalla profonda (inconsapevole) certezza della sua sacralità. A quegli oscurantismi si deve il rigore dei codici non la pretesa della intoccabilità che è invece nella sua natura di evento che presiede al senso della vita.

I misteri infatti hanno in sé qualcosa di segreto, di sacro, perché no, di misterioso che non è traducibile nel linguaggio della certezza e della verità rivelata, i misteri sono essi stessi verità.

I misteri per definizione sono inspiegabili, possono essere solo annunciati. Forse qualche mano abile può anche raccontare i pensieri e le emozioni che suscitano, può affascinare con parole che ne accentuano le ombre e illudere, facendo intravedere spiragli di luce, ma i misteri rifuggono dall’ordine e dalla chiarezza pretesi dalla ragione, sono dimensioni crepuscolari, richiedono silenzio, abbandono, fede. (Etimologicamente)

La sessualità fa parte dei misteri e non tollera l’indagine che nel tentativo di rispondere alle domande risolve forse alcuni enigmi, ma la priva di fascino e di senso. Non si tratta semplicemente degli effetti provocati dall’uso del parlare tecnico o, al suo opposto, di quello pornografico il cui realismo, annullando ogni distanza fra la parola usata e ciò che vuole rappresentare, impedisce qualsiasi partecipazione emotiva e, riducendo le cose alla povertà raffigurativa di ciò che sono, impedisce a ciascuno di vedervi quanto suggerisce il proprio sentire.

Se Casanova si esprime….”Per un sentimento di riconoscenza ho incollato le labbra su quella bocca deliziosa che aveva succhiato la quintessenza della mia anima e del mio cuore” Philippe Sollers commenta (Il mirabile Casanova, Il Saggiatore): “un rapporto di polizia parlerebbe qui di fellatio. Un autore contemporaneo scriverebbe:«lei mi succhiò il cazzo» o «mi fece un pompino». Non c’è nessun  rapporto

Il linguaggio tecnico e quello pornografico sono effetti e non causa della iconoclastia subita dalla sessualità. Nel momento che ci si è avvicinati ad essa per conoscerla sembra che l’abbiamo perduta.

Come osserva ancora Sollers: “i discorsi superficiali [sul tema del piacere] che hanno cittadinanza al cinema, nelle riviste come pure tra gli scrittori e gli universitari mediocri […] non fanno altro che rispecchiare la miseria sessuale di oggi […] si scrivono brutti romanzi lugubri; si gira senza entrarvi, intorno ala castello interiore. C’è oramai un chiericato dell’erotismo, pesante e ridicolo quanto quello della censura. Tutta una cattiva letteratura fiorisce in questo mercato controllato di gonzi, il cui principio è far credere che chiunque è portato per la sessualità…

Con l’attuale caduta del desiderio e con il rarefarsi del piacere sembra affermarsi un nuovo oscurantismo questa volta non voluto dalla perversione del potere, ma dall’evolversi culturale al quale non è estranea la mancata considerazione della sacralità del sesso. Noi che siamo stati ingenui artefici dello svelamento riusciremo a riconoscere l’errore e trovarne i rimedi?

Settembre/Ottobre 2003 –Anno XI- n° 2

In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005