04 - 12 - 2020

Gennaro Scione
Direttore della rivista di sessuologia
Monia Predicatori
Psicologa, socia del Centro Italiano di Sessuologia

LE EMOTICON

Le emoticon emot(ional) icon «icona delle emozioni» riproducono le espressioni facciali ed esprimono le emozioni. Sono delle componenti extra-verbali della comunicazione e sono diventate indispensabili nello scambio che avviene attraverso i messaggi sui social e su internet. La comparsa delle emoticon è piuttosto recente, 2015 e secondo i risultati di una ricerca condotta dall’Oxford University Press in collaborazione con ‘SwiftKey’, l’emoji con le lacrime di gioia è la più utilizzata in assoluto a livello globale. Particolarmente utilizzati nella messaggistica istantanea, negli ultimi anni hanno sostituito in parte o totalmente le parole.

Le emoticon non solo possono sostituire totalmente le parole, ma possono anche accompagnarle per rinforzarle o per rendere il messaggio più chiaro. I messaggi scritti sono privati di diversi elementi indispensabili per decifrare quanto il nostro interlocutore ci sta dicendo, mancano: il tono della voce, l’espressione del viso e il linguaggio non verbale e per questo possono essere fraintesi.

In altre occasioni, invece, le emoticon possono “stemperare” messaggi dal contenuto troppo diretto o forte.

La grande diffusione delle emoticon negli SMS, nella posta elettronica, nei forum di Internet ecc. ha portato nel tempo all’assegnazione di codici Unicode ed è si è reso necessario sviluppare softwarecon l’obiettivo di renderne più facile l’utilizzo. L’utilizzo delle emoticon però non è uguale per tutti, oltre alla frequenza con la quale si utilizzano che può variare molto da soggetto a soggetto, si possono trovare delle significative differenze anche nella scelta dell’emoticon da utilizzare.

Molte persone fanno la scelta di utilizzare faccine e simboli per trasmettere un messaggio sessuale, di seduzione o per farsi conoscere con una modalità tutta nuova. Proviamo a ipotizzare, a seconda della personalità e dello stile di attaccamento del soggetto quali sono le emoticon più utilizzate.

Considerando la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, che distingue tre stili di attaccamento: sicuro, insicuro ansioso ambivalente e insicuro evitante, (e in un secondo momento anche lo stile disorganizzato), si possono individuare nell’utilizzo delle emoticon modi differenti a seconda dello stile di attaccamento che la persona presenta. Per esempio, le persone che utilizzino meno le emoticon rientrano nella categoria dell’attaccamento evitante, descritto da John Bowlby come caratterizzato dalla convinzione del bambino che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su sé stesso, senza il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo.

Le emozioni predominanti caratteristiche di questo stile di attaccamento sono tristezza e dolore, ma queste emozioni non verranno espresse proprio perché non c’è alcuna speranza che vengano riconosciute o accolte dall’altro. Possiamo supporre quindi, che una persona con attaccamento evitante, farà uno scarso uso delle emoticon, probabilmente quelle che utilizzerà di più saranno quelle neutre ? ? ?, occhiolino, la linguaccia e il sorrisetto, oppure utilizzerà le immagini di animali e oggetti piuttosto che le faccine.

I messaggi di una persona con attaccamento evitante saranno brevi e il contenuto essenziale.

L’approccio sessuale con queste modalità per chi ha un attaccamento evitante potrebbe rappresentare un’opportunità, il cellulare mette la giusta distanza per chi ha difficoltà ad entrare in intimità con l’altro e può rappresentare un valido filtro.

Diverso sarà l’utilizzo delle emoticon per la categoria degli ambivalenti, che hanno un’esplorazione del mondo esitante, ansiosa, da bambino ha sperimentato separazioni ricche di angoscia. Questo stile è promosso da una figura d’attaccamento che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo.

Queste persone faranno un uso frequente e costante delle emoticon, probabilmente utilizzeranno soprattutto le faccine e quelle che esprimono di più le emozioni, ???? tutta la gamma dei sorrisi, ??del pianto, ?? ??? e quelle che esprimono orrore, tristezza, sconcerto. Le emoticon dovranno mandare un messaggio forte, dove l’emozione arrivi all’altro con tutta la sua potenza. Queste persone potrebbero trovare utile utilizzare la messaggistica spontanea in un approccio sessuale/sentimentale, i messaggi saranno ricchi, frequenti e pieni di immagini e parole.

Infine, l’individuo che ha un attaccamento sicuro, da bambino ha sperimentato fiducia e si è potuto affidare al supporto della figura di attaccamento, sia in condizioni normali sia di pericolo. In questo modo, si è potuto sentire libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è determinato dalla presenza di una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a concedergli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. L’emozione predominante è la gioia, ma sa esprimere tutte le emozioni. Queste persone utilizzeranno in modo adeguato le emoticon né troppo né poco, saranno in grado a seguito del messaggio di chiamare o di incontrare il loro interlocutore per poter parlare della loro conversazione tramite messaggio e si sentiranno a loro agio nel mostrare il loro punto di vista e nell’accogliere quello dell’altro. In un ipotetico approccio sessuale tramite messaggi, utilizzeranno le parole più che le immagini, sapranno spiegare il loro sentire e sapranno entrare in relazione in modo maturo con l’altro. Difficilmente si dilungheranno in messaggi, che possono rappresentare un filtro, piuttosto chiameranno la persona per continuare una conversazione più “diretta”.

Sostituire le parole con le faccine può essere di uso frequente tra le persone che hanno difficoltà nel verbalizzare le proprie emozioni e i propri sentimenti, le emoticon sono un valido aiuto per chi nel verbalizzare il proprio sentire si potrebbe percepire troppo scoperto, in balia dell’altro ma anche di sé stesso.

Per alcune persone mostrare i sentimenti è mostrare sé stesso e questo può essere pericoloso.

Tra gli stili di attaccamento, quello che con più frequenza potrebbe far ricorso all’utilizzo di immagini piuttosto che di parole, soprattutto quando queste sono troppo cariche emotivamente, (ti amo, ti voglio bene, mi manchi, ecc.), è la persona con attaccamento evitante. In questo modo si delega, di fatto alle emoticon, le emozioni troppo scomode da riconoscere e trasmettere. Probabilmente una persona con attaccamento ambivalente accosterà alle parole le emoticon, tenderà con più frequenza ad utilizzarle entrambe dando potenza alle proprie emozioni, lasciandole uscire ed arrivare agli altri con forza. In questo caso l’uso dell’emoticon assume un valore esponenziale, prevede il coinvolgimento dell’altro e richiama l’attenzione dell’interlocutore.
Una persona con attaccamento sicuro utilizzerà le parole per descrivere quello che sente, potrebbe aggiungere di tanto in tanto qualche emoticon, ma il loro uso non ha valore sostitutivo, né rafforzativo.

Le emoticon vengono costantemente aggiornate e crescono sempre più di numero, negli ultimi mesi è stata creata una emoticon che simboleggia l’abbraccio con il cuore, prima non esisteva e lo si è fatta proprio per significare una vicinanza che durante il periodo Covid non è stato possibile sperimentare.

Se prendiamo in considerazione i diversi stili di attaccamento, possiamo ipotizzare che l’evitante non avrà utilizzato se non in situazioni eccezionali questa emoticon, l’ambivalente l’avrà utilizzata ad ogni messaggio, mentre l’individuo sicuro, l’avrà utilizzata adeguatamente al contenuto del messaggio.