09 - 12 - 1995

Perché no, anzi, il marito, la moglie sono i partner legittimi e fare all’amore spetta loro di diritto. Il contratto matrimoniale parla chiaro, il rapporto sessuale è un debito reciproco, un debito che, se non viene pagato, si perde proprio quel diritto a chiamarsi marito e moglie. Ma c’è di più, l’ordine sociale, la moralità dei costumi, la salute dell’individuo sono preservati dalla possibilità che il disordine, intrinseco alla pulsione sessuale, possa trovare rimedio nell’esercizio matrimoniale del sesso e qualcuno, ingenuamente, pensa ancora che lo sposarsi sia il modo più facile per avere quei rapporti. Sembra che si sia tutti convinti di ciò, ma provate a dire ai colleghi o agli amici: “ieri sera sono andata a letto con mio marito“. Chi ascolta non troverà in ciò nulla di interessante, penserà semplicemente che siete andate, come avviene a ciascuno, a dormire. Lo stesso, ovviamente, avviene se è il marito a dire di essere “andato a letto con la moglie“. E se invece si dicesse “ieri sera sono andata a letto con il mio uomo” o, più decisamente, “ieri sera sono andata a letto con il mio amante“? In questo caso i pensieri di chi ascolta non si limiterebbero a pensare al riposo… con il proprio uomo, con il proprio amante non si può andare a letto solo per dormire.

Amante è chi è “legato d’amore“, marito, ci dice sempre il vocabolario, è “l’uomo rispetto alla donna con la quale ha contratto matrimonio“, moglie è “il coniuge di sesso femminile, in quanto suscettibile di riferimenti diretti o indiretti al marito o alla convivenza matrimoniale“.

Marito e moglie non fanno all’amore, nell’adempiere ai termini contrattuali attuano il coito.

Marito e moglie sono ruoli istituzionali, come è istituzionale il coito matrimoniale e il suo svolgersi assume tutte le note penose che accompagnano il pagamento dei debiti, riscattate solo dal sollievo di essersi liberati da un peso.

Il coito istituzionale non richiede particolare cura, può essere semplicemente chiesto allo scadere dell’intervallo di tempo sufficiente perché gli automatismi psicologici e neuro ormonali consentano di avvertirne il bisogno. Fare all’amore nasce invece dalle abilità attrattive e seduttive, dalla capacità reciproca di porsi come oggetto di desiderio, come soggetto di seduzione.

L’amore quindi non s’ha da fare con il marito e neanche con la moglie, ma con l’amante.

Rousseau nel portare a termine l’educazione di Emilio, alla vigilia delle sue nozze con Sofia, ebbe modo di dire ad entrambi. “Ho sempre pensato che se si potesse prolungare la felicità dell’amore nel matrimonio, si avrebbe il paradiso in terra […] volete figlioli miei conoscere il mezzo da me immaginato a tale scopo e che credo sia il solo possibile? […] E’ una ricetta semplice e facile: continuare ad essere amanti anche quando si è sposi.

La prima edizione dell’Emile (1762) fu condannata alle fiamme, mentre per l’autore venne decretato l’arresto, di certo non per questa affermazione, ma forse anche per questa. Ancora oggi stentiamo ad accettarla, si immagina che il rapporto sessuale nasca automaticamente per il solo fatto che l’altro è la propria moglie o il proprio marito o se si vuole, per adeguare il linguaggio ad una realtà sociale sempre più diffusa, ma che ha mutato i termini e non i ruoli, il proprio o la propria convivente.

Non dovrebbero sorprendere quindi l’insoddisfazione, la noia, l’impoverimento dello scambio sessuale, l’affievolirsi dei suoi valori unitivi, il suo graduale abbandono e magari la ricerca altrove di modalità non istituzionali per ritrovare il fascino della seduzione, il piacere del corteggiamento e della conquista, la gioia del fare all’amore.

L’abilità che la coppia deve poter acquisire è quella di giocare ruoli diversi, in momenti diversi.

Si può essere marito e moglie per organizzare il proprio quotidiano, per amministrare le proprie risorse finanziarie, per decidere come provvedere agli obblighi del vivere assieme; si può essere padri e madri per adempiere alle necessità educative; si può essere amici per trovare il piacere di essere assieme e anche il sostegno nei momenti di bisogno, ma per fare all’amore si deve essere amanti.

Novembre/Dicembre 1995 –Anno III- n° 5

In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005